Tutte le direzioni

Chiudo lo zaino, saluto tutti e vado. Oggi molto prima del solito.
In fondo è tutto uguale a sempre anche se è l’ultimo giorno. Il selfie alla specchiera delle scale, il saluto ai commessi in guardiola, la doppia porta per uscire.
In pochi passi Piazza del Parlamento e Via del Corso.

Roma. Continua a leggere

Compagno di squadra, compagno di niente

Qualche mese fa, un mio amico ha lanciato una nuova rubrica nel suo programma radiofonico: “Raccontateci il vostro compagno di sport preferito!“.
La cosa univa due cose che amo moltissimo: lo sport e il racconto.
Pare che sia piaciuto agli ascoltatori. A me è piaciuto tantissimo scriverlo.

La mia compagna di sport preferita è Chiara. Io e Chiara siamo cresciute insieme: stesso quartiere, stessa scuola media, stesso liceo. Nonostante questo non siamo mai state amiche, mai nella stessa classe, mai con gli stessi interessi. Eravamo compagne di squadra e per entrambe la cosa aveva la sua importanza.

Abbiamo iniziato a giocare insieme al minivolley. Per chi non lo sapesse, il minivolley è uno sport prima dello sport, come il minibasket. Il minivolley si gioca a partire dagli 8 anni e, crescendo, si sale di categoria e diventa super minivolley. Si gioca in 3 o in 4, in un campo che, a vederlo ora, ha la pianta della cuccia del cane, con questa rete appesa a due pali di metallo tenuti fermi da sacchi di cemento appoggiati sulla base e il pallone è di plastica fluorescente, una sorta di SUPERTELE di gomma un po’ più spesso. (se siete originari di sotto Roma, il SUPERTELE è un SUPERSANTOS blu o rosso con i pentagoni neri) Continua a leggere

New York, un viaggio visto dal cuore

Un anno fa, io e mio fratello eravamo a NY per il matrimonio di nostro cugino Sandor con la sua Darryl. è stata una vacanza meravigliosa, un modo di unirmi ancora di più con Claudio e a quel lato di famiglia che parla un’altra lingua, non ultima, nostra cugina Bianca. New York è una città pazzesca e mai avrei creduto potesse piacermi così. Durante quei giorni ho steso dei brevi e schematici report quotidiani che mio padre leggeva da facebook a mia nonna. Oggi mi sembra il caso di raccoglierli tutti qua, per il piacere di non perdere quei momenti bellissimi. Continua a leggere

Imprinting

Quando sono entrata per la prima volta in un’aula di Giurisprudenza era la fine di settembre del 2001. Nel giro dello stesso anno avevo preso la patente e la maturità e ora cominciavo l’università. Con il culo che mi ha contraddistinto, dopo essere stata la prima ad affrontare l’esame di stato in tutte le materie, in 100esimi e con i commissari esterni, ero anche tra le prime ad affrontare la riforma universitaria del 3+2.

Per laurearmi al triennio avrei dovuto dare 35 esami, gli stessi che servivano per la vecchia laurea, gomito a gomito con gli studenti del vecchio ordinamento che il più delle volte avevano il nostro stesso programma. È quello che succede quando provi a dire alla più retrograda tra le classi di docenti che deve evolvere e deve snellire un corso di laurea che è uguale a se stesso dal ventennio. Ad oggi, per capirci, non esiste più il 3+2 a legge, ci si laurea one shot in 5 anni. Continua a leggere

(solo) una storia di gatti

Stamattina Mira, la mia gatta, mi ha chiesto di uscire in giardino mentre facevo colazione. Poco dopo l’ho trovata appollaiata sotto la finestra, chiusa a palla che aspettava di essere fatta rientrare.

Aprendole la porta mi sono accorta del Gattone che gironzolava dall’altro lato del giardino. Sono uscita in mutande per scacciarlo.

PUSSA VIA! GUAI A TE SE TI PRENDO! SPARISCI! Continua a leggere

campo lungo

14 Verticale: Possono subirli i treni.

L’aspetto più assurdo di quando le cose vanno storte è che anche l’Universo ti prende per il culo. Ieri facevo le parole crociate e mi sono trovata di fronte questa definizione.
Detta così non c’è nulla di strano, ma allarghiamo un attimo l’inquadratura.

Stavo facendo la settimana enigmistica seduta su un muretto di fronte alla stazione di Cerveteri – Ladispoli alle 7 di domenica sera, 16 luglio. Che uno dice: Ma cosa cavolo ci fai a Cafonia la domenica sera di luglio, seduta in stazione come una clochard?

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Non sei tu, sono io

È capitato a tutte: conosci uno carino, uno a posto, di quelli goffi ma in modo carino, uno che ci prova sul serio, con garbo, che si sforza di ascoltarti anche se lo sai che vorrebbe solo baciarti.
Sì, a tutte.
E tutte ci siamo lasciate coinvolgere dal Chandler di turno, nonostante quelle camicie ridicole e quei modi da orsacchiotto, perché ci sentivamo bene, desiderate, al sicuro e ci faceva ridere. Per le migliori ragioni del mondo, in fondo.

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Dignità


Venerdì
7:00
Parte la prima sveglia, una sorta di sirena di fabbrica lanciata a volumi stratosferici. Ci vogliono almeno 5 minuti perché venga fermata ed è comunque uno stop temporaneo.
7:15
Suona la mia, di sveglia. L’intro di “Foundation” di Kate Nash, un paio di note di piano tenute lunghe prima che arrivi la voce nasale dell’inglesina. La spengo in poco tempo, difficilmente arrivo a sentirne la voce. Continua a leggere

molleggiatissimo

Sono arrivato un giorno di gennaio e le ho subito voluto bene. Non tanto per la grazia che ha messo nel liberarmi dalle cinghie con cui avevo viaggiato, né per l’attenzione con cui mi ha mostrato il mio posto. Le ho voluto bene per l’entusiasmo con cui mi si è buttata addosso: felice di avermi lì. Quanti elementi di arredo possono godere di un tale affetto? Credetemi, io ne so qualcosa: pochi possono vantare l’entusiasmo con cui sono stato accolto io. Continua a leggere