Non sei tu, sono io

È capitato a tutte: conosci uno carino, uno a posto, di quelli goffi ma in modo carino, uno che ci prova sul serio, con garbo, che si sforza di ascoltarti anche se lo sai che vorrebbe solo baciarti.
Sì, a tutte.
E tutte ci siamo lasciate coinvolgere dal Chandler di turno, nonostante quelle camicie ridicole e quei modi da orsacchiotto, perché ci sentivamo bene, desiderate, al sicuro e ci faceva ridere. Per le migliori ragioni del mondo, in fondo.

Fino all’arrivo del momento in cui il principe in pigiama ci scaricava con la solita maledetta frase: “NON SEI TU, SONO IO“.
Sì, ok, sei tu… ma COSA, esattamente? No, perché questo rispondere a domande che nessuno ha posto finisce per creare dei buchi importanti nella comprensione. Come se dovessimo metterci tutte lì a finire la frase.

NON SEI TU, SONO IO…
Quello che dava fuoco alle lucertole da bambino?
Quello che ha più fumetti che amici?
Quello che accelera sulle strisce per non far attraversare le vecchiette?
Quello che sfrutta il racket dei venditori di rose?
Quello che non ha mai l’accendino?
Cos’è che sei, santa pazienza?!

Una volta, una sola, ditecelo davvero quale sia il problema, perché se no va a finire sempre nello stesso modo, ossia che passiamo mesi a chiederci cosa ci sia di sbagliato in noi.
NON SEI TU, SONO IO…
Quello sano di mente, quello bello, quello di successo, quello atletico, quello spiritoso, quello indipendente, quello emancipato,… QUELLO STRONZO.

In realtà basterebbe ce lo diceste e ci risolvereste la faccenda dell’autostima e l’errore di farci fregare di nuovo da un complessato travestito da orsetto del cuore.

Ieri sera ero in piazza Farnese, davanti all’ambasciata di Francia a vedere il concerto di Cosmo. C’era un gran casino e quei 3 sul palco hanno spaccato come sempre.
Faceva un caldo bestiale e la piazza era piena. A un certo punto ho distolto gli occhi dal palco per un attimo e mi sono accorta della ragazza che mi ballava di fianco mentre filmava una story di instagram. Era Miriam Leone. Le ho toccato una spalla e le ho chiesto “Ma tu…?“. Lei ha sorriso sgranando i denti bianchissimi e ha annuito arricciando il naso. Poi si è rimessa a ballare saltellando con la sua amica, più o meno come me.

Poi ci ho pensato e per un lungo momento ho provato una simpatia incredibile per quella ragazza. Perché era davvero una ragazza, una qualsiasi, come potevo essere io, che ballava con i capelli raccolti a caso, sudando, facendo i video con il cellulare e ridendo con i suoi incredibili occhi trasparenti.
Niente sovrastrutture, niente divismo, una che poteva essere simpaticissima davanti a un bicchiere di vino a raccontare pettegolezzi da dietro le quinte. Ho pensato che sarebbe stato facile averla come amica, farci serata, fumarci una sigaretta e darci le punte dopo il lavoro.

Tutto bene, fino a che ballando non l’ho sfiorata. E ho scoperto che dove avrebbe dovuto esserci la schiena, secondo dei parametri di umanità spiccioli, Miriam Leone aveva il culo, una spanna più alto della media ponderata tra età, altezza ed etnia.
Perciò nulla, Miriam, finiamola qui, questa amicizia non può funzionare.

NON SEI TU, SONO IO… quella con la cellulite.

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