Cambia tutto. Perché nulla cambi.

Ci sono cose a cui devi lasciare il tempo di realizzarsi per poi pubblicarle.
Bisogna lasciar cadere molte teste (tra cui la mia) e lasciare che la gara a chi è più puro finisca per affamare la gente, che della purezza non ha mai saputo cosa farsene.
Poi, quando ti ritrovi il più potente dei banchieri a tenere le redini del Paese e a decidere di politiche sociali, sanità, fiscalità e giustizia per i prossimi decenni, è il momento per un sano “l’avevo detto“.
Perché le rivoluzioni si fanno PER qualcosa, non CONTRO qualcosa.

– Sinceramente ho un po’ paura…
– Avete vinto, mi pare una vittoria schiacciante. Perché hai paura?
– Intanto perché HANNO vinto, loro, quelli per cui lavoro, io non ho meriti. Poi, ad essere onesta, neanche quelli per cui lavoro, non direttamente, semmai il partito a cui appartiene il mio cliente
– Sei seria? Dove sarebbe la paura?

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Tinder Zafferano (Sesso e Internet, Parte I)

È agosto e mamma dice che fa troppo caldo per cucinare, ogni giorno è una specie di tortura pensare a cosa fare per pranzo senza che significhi sedersi a tavola ai limiti del colpo di calore. Le dico che ho un’ottima ricetta per il pomodori con il riso: si fanno prima e si mangiano freddi.

– I pomodori della Signora Patrizia! – le dico.
E chi diavolo è la Signora Patrizia? – mi chiede. Continua a leggere

Tutte le direzioni

Chiudo lo zaino, saluto tutti e vado. Oggi molto prima del solito.
In fondo è tutto uguale a sempre anche se è l’ultimo giorno. Il selfie alla specchiera delle scale, il saluto ai commessi in guardiola, la doppia porta per uscire.
In pochi passi Piazza del Parlamento e Via del Corso.

Roma. Continua a leggere

Una indie in parlamento

Ho dovuto svuotare l’ufficio: infilare tutta la vita lavorativa in 3 scatoloni, sigillarli e lasciarli lì, in attesa di sapere dove andranno inviati. Di tutti i traslochi di ufficio (è il quinto in meno di 5 anni) questo mi è pesato un po’ più degli altri. Sostanzialmente perché non so da che parte andranno quelle scatole. Perché è una fine e io con le fini non sono molto brava. Continua a leggere

campo lungo

14 Verticale: Possono subirli i treni.

L’aspetto più assurdo di quando le cose vanno storte è che anche l’Universo ti prende per il culo. Ieri facevo le parole crociate e mi sono trovata di fronte questa definizione.
Detta così non c’è nulla di strano, ma allarghiamo un attimo l’inquadratura.

Stavo facendo la settimana enigmistica seduta su un muretto di fronte alla stazione di Cerveteri – Ladispoli alle 7 di domenica sera, 16 luglio. Che uno dice: Ma cosa cavolo ci fai a Cafonia la domenica sera di luglio, seduta in stazione come una clochard?

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una cosa così

Foto dalla pagina FB de Lo Stato Sociale

Foto dalla pagina FB de Lo Stato Sociale

La stazione della metro di Barberini è un crocevia fondamentale, sta tra gli uffici, le ambasciate, la Fontana di Trevi e il Quirinale non è poi così lontano. Come una specie di termometro dell’umanità di Roma, Barberini è uno spazio sotterraneo aggredito da ogni lato, sempre uguale a se stesso ma ogni volta diverso. Continua a leggere

Mondo non ti temo. Roma ti amo.

cristina manicure

Lo scorso weekend sono tornata a casa dai miei. Quando inizia ad essere giugno, tornare alla città di mare da cui vengo, significa fare la ceretta prima di partire e controllare che in valigia ci sia l’unica cosa fondamentale: il costume. Al resto posso pensare là, in quella che per molti versi sarà sempre casa mia.
Tra le cose che risolvo a poco c’è la faccenda mani e piedi. Basta un messaggio il giorno prima e ho un appuntamento fissato dalla mia amata colombiana. Questa volta mi è andata male: la colombiana (che ha un nome ma me lo tengo per me) ha cambiato città per i mesi estivi e farà tutt’altro lavoro. Ero nei guai. Continua a leggere

questa cosa qui

FBYC acusticolì dentro ero una delle poche a sapere a cosa stavamo andando incontro. questo non toglie che la sberla a mano aperta e in piena faccia abbia preso anche me. forse soprattutto me. a pensarli in acustico, i FBYC, si fa un po’ fatica. perché il rischio è che, tolto il macello, le spallate, il muro di suono tra il paranoico e il cruento, finisce che rimangono solo il disagio, le sfighe, i magoni a non finire e che non ci sia tutta quella roba là di incazzo, di “io ve lo tiro addosso e voi me lo ritirate” che fa sì che nessuno ai loro concerti si senta davvero sfigato.

ci si sente legittimati a sventrarsi di dolore. solo in una maniera molto maschia e pelosa. Continua a leggere

pedalare la vita

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Io nella vita non son stata mai proprietaria di niente. Ho sempre dovuto chiedere prima e ringraziare poi. Per un lungo tratto di vita mi è pure andata bene così, il mio patto sociale ce l’avevo in casa. Poi tutto ha iniziato a diventare stretto o semplicemente io ho iniziato a crescere troppo, non saprei. Forse la seconda. Continua a leggere