Sono arrivato un giorno di gennaio e le ho subito voluto bene. Non tanto per la grazia che ha messo nel liberarmi dalle cinghie con cui avevo viaggiato, né per l’attenzione con cui mi ha mostrato il mio posto. Le ho voluto bene per l’entusiasmo con cui mi si è buttata addosso: felice di avermi lì. Quanti elementi di arredo possono godere di un tale affetto? Credetemi, io ne so qualcosa: pochi possono vantare l’entusiasmo con cui sono stato accolto io. Continua a leggere
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La Quinoa
Mi ha chiamato Stefania per sapere come cucino la quinoa. Lì per lì l’ho mandata al diavolo, poi abbiamo riso di gusto. Sono due anni che non cucino la quinoa e la verità è che alla fine mi sono dimenticata la ricetta.
Era aprile e negli uffici del Gruppo regnava il caos tipico delle campagne elettorali. Anche Elia era totalmente assorbito. Era mercoledì e non ci vedevamo da lunedì mattina, quando ci eravamo svegliati, avevamo bevuto il caffè ed eravamo andati insieme al lavoro. Un bacio nel vicolo e poi ognuno verso il suo ufficio. Tutti sospettavano ma non lo sapeva nessuno.
Rotolino
Era successo di nuovo. Succedeva ogni volta.
Si chiamava Marta e faceva la cassiera al supermercato. Una ragazza semplice, niente fronzoli, nessuna ambizione: un personaggio abbastanza grigio, al solito. Dopo un paio di settimane passate in chat, l’avevo invitata a bere un aperitivo al molo, nulla di speciale. Marta aveva denti piccoli e labbra sottili. Sorrideva poco e ascoltava con interesse. Non parlava molto e quando lo faceva, abbassava lo sguardo, timida. La serata era scivolata con disinvoltura. Avevamo scherzato, bevuto un paio di cose, ordinato una cena leggera e una bottiglia di vino bianco. Mentre la riaccompagnavo a casa ci eravamo baciati.
Sono bravo con i baci. Continua a leggere
La torta
Che giornata, cavolo, che razza di giornata! Eh sì che ieri pensavo che peggio non potesse andare e invece… questo inverno mi ucciderà. Già il solo fatto di uscire che è tutto buio. Terribilmente buio. Poi tutta ‘sta ressa in autobus… e i riscaldamenti… ma che mal di testa, quest’aria è irrespirabile!
Sì, ci manca il capo che decide di rispondere adesso ai messaggi di 6 ore fa. Ma che ore sono? Mh, pensavo più tardi. Piena ora di punta e una bella metro tetris non me la leva nessuno! C’è di buono che almeno è talmente fitta che nemmeno gli scippatori riescono a muoversi. Prego, signora, appoggi pure la borsa sui miei reni, che scherza? È un piacere! Ecco, ci mancava quello con il deodorante scaduto… che inferno, oggi! Continua a leggere
La camicia
Anna è già al tavolo che mi aspetta.
Ma non sono in ritardo. Ne sono certa. Il cellulare segna le 11:15. ESATTAMENTE le 11:15.
Non. Sono. In. Ritardo. Continua a leggere
Il tema di quinta
Giugno 1993. All’ultimo piano della scuola elementare “Carlo Collodi” di Pesaro i 24 allievi delle quinta stanno sostenendo il loro primo esame.
La Maestra Paola, una signora dinamica e sempre elegante, li ha presi in consegna 3 anni prima.
In questi anni li ha visti crescere, aiutandoli a sbocciare. Ha insegnato loro a soffiarsi il naso e a modellare la creta, ha comprato crostate per spiegargli le frazioni, ha installato ogni sorta di schema alle pareti della grande aula, ha istituito la biblioteca di classe e li ha persino iscritti ad una specie di olimpiade della lettura. Continua a leggere
come il sale sulle arance
di tutte le cose che è bene sapere di me, una in particolare risulta talmente implicita che finisco per non menzionarla mai: mi piace scrivere. è una cosa che faccio un po’ da tutta la vita, più o meno da quando all’esame di quinta elementare ho usato il tema come scusa per elaborare la morte di mia nonna, facendo piangere tutte le maestre. mi ero chiarita le idee, avevo fissato alcuni punti fondamentali di quella mancanza così dolorosa da essere impossibile da capire, specie a 10 anni. da lì in avanti, mi è stato chiaro che se avessi voluto capirci qualcosa della mia vita, l’avrei dovuta scrivere per spiegarmela. Continua a leggere