campo lungo

14 Verticale: Possono subirli i treni.

L’aspetto più assurdo di quando le cose vanno storte è che anche l’Universo ti prende per il culo. Ieri facevo le parole crociate e mi sono trovata di fronte questa definizione.
Detta così non c’è nulla di strano, ma allarghiamo un attimo l’inquadratura.

Stavo facendo la settimana enigmistica seduta su un muretto di fronte alla stazione di Cerveteri – Ladispoli alle 7 di domenica sera, 16 luglio. Che uno dice: Ma cosa cavolo ci fai a Cafonia la domenica sera di luglio, seduta in stazione come una clochard?

In effetti la mia unica esperienza pregressa con Ladispoli risale all’anno scorso, quando abbiamo deciso di prendere una piazzola in un camping per poter arrivare al mare presto il giorno dopo. E sì, il camping di Ladisploli il sabato sera in cui l’Italia esce dagli europei ai quarti di finale contro la Germania è indubbiamente Camping Cafonia.
Salvo il fatto che, a forza di giocare con questi nomignoli, alla fine, il karma mi ha punita.

Torniamo alla stazione e alle parole crociate. Se avessi interpellato i miei vicini di muretto mi sarei sentita rispondere “BESTEMMIE“. 9 lettere, troppo lungo.

Per capire la portata del karma, allargo ancora un pochino l’inquadratura. Nel piazzale della stazione di Cafonia ci sono io in turbante a fiori, fiocchetti del costume che sbucano dai calzoncini e piedi neri dentro le Birkenstock, circondata da qualche centinaio di persone, molte delle quali anche loro vestite da mare. Diverse sono davvero arrabbiate. Io sono per lo più rassegnata e ancora non so che in quel piazzale ci passerò altre due ore.

Qualche ora prima, alla stazione di Santa Marinella avevo accolto la notizia per cui tutti i treni erano in crescente ritardo con una calma zen: ero andata al bar, mi ero presa un caffè e avevo comprato la settimana enigmistica. I boschi tra Civitavecchia e Tarquinia stavano bruciando e non potevo certo prendermela con Trenitalia se non faceva passare i convogli dentro a muri di fiamme.

Avevo lasciato i miei amici spiaggiati sotto l’ombrellone per non perdere il treno delle 16:50 ma c’era una buona ragione: avevo promesso di cucinare le polpette a casa di altri amici. Mi ero pianificata tutto con ordine: a casa per le 6, impasto delle polpette, doccetta, un trucco leggero e via verso il pigneto e una serata divertente.

Ora, nel piazzale di Cerveteri, tutto il mio piano stava svanendo nel nulla e, mentre il sole calava e il vento si faceva più fresco, la mia unica preoccupazione era quella di non prendere troppo freddo. La situazione era scomoda, non c’era dubbio, ma non potevo prendermela con nessuno. Le persone intorno a me inveivano contro Trenitalia, eppure nel giro di poco, nonostante le strade ingolfatissime, avevano iniziato ad arrivare i primi pullman sostitutivi.

Il fatto è che sembravano non bastare mai e dopo 13 mezzi partiti stracolmi, continuavano ad esserci un paio di centinaia di persone in attesa. Tra queste c’ero anche io, che delle parole crociate ne avevo avuto abbastanza ma che non potevo fare a meno di sorridere: più del karma, degli incendi e del vento potevano le mie polpette, il miraggio dietro al quale i miei amici si erano messi al volante per venirmi a salvare.

E così, anziché intirizzita e depressa dopo un rientro rocambolesco, mi sono svegliata questa mattina pasciuta, sorridente e con un lieve mal di testa per il troppo vino.

Perché anche il più avverso dei destini ad una certa ora ha da mangià.

 

 

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