Natale. La canzone.

C’è la luna sui tetti, c’è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica,
tra due giorni Natale
ci scommetto dal freddo che fa.

Il 23 dicembre è un giorno particolare. Dal punto di vista astronomico, è il primo giorno del Capricorno e per me che sono del Capricorno, è sempre un certo sollievo. Poi è inverno, ufficialmente dal 21 che è il solstizio, e questo significa che verrà pure un gran freddo, ma almeno le giornate iniziano ad allungarsi. Io la sera alle 4 del pomeriggio la patisco in tutto il corpo.
Da circa 15 anni, il 23 dicembre è anche il giorno in cui Federico mi scrive un messaggio, citando Natale di De Gregori.

Continua a leggere

Cara Catastrofe

cara-catastrofe

Il 14 ottobre 2010 vedeva la luce Cara Catastrofe, il primo singolo de Le Luci della Centrale Elettrica tratto dal secondo album, quello più difficile e quello che non passerà l’esame del tempo.
Per ora noi la chiameremo felicità era attesissimo: Vasco aveva aperto ad un linguaggio inedito, scarno e cruento, e tutti, non solo i detrattori, aspettavano di capire in che direzione lo avrebbe spinto.

Continua a leggere

ALDRO VIVE

illustrazione di Mauro Biani

Federico Aldrovandi è stato ucciso la notte del 25 settembre di 15 anni fa. Tutti noi potevamo essere Aldro. Quelle “persone” hanno ancora la divisa e sono pagate con i soldi dei contribuenti. Ripropongo un vecchio post di Instagram.

“Uno dei motivi per cui facciamo questa cosa di suonare insieme è che, guardandoci negli occhi, sappiamo che nessuno di noi potrà mai essere Enzo Pontani, Luca Pollastri, Monica Segatto o Paolo Forlani ma ognuno di noi avrebbe potuto essere FEDERICO ALDROVANDI.”

Continua a leggere

Tutte le direzioni

Chiudo lo zaino, saluto tutti e vado. Oggi molto prima del solito.
In fondo è tutto uguale a sempre anche se è l’ultimo giorno. Il selfie alla specchiera delle scale, il saluto ai commessi in guardiola, la doppia porta per uscire.
In pochi passi Piazza del Parlamento e Via del Corso.

Roma. Continua a leggere

felice da fare schifo

felice da fare schifo lodo

03 Ottobre 2018, h. 10.35

Vasco Brondi annuncia la fine de Le Luci della Centrale Elettrica. Dopo 10 anni, il progetto ha esaurito il suo scopo e lui è pronto a fare altro, magari senza nascondere se stesso dietro un nome altisonante e plurale, chissà. Io alle Luci sono legata come ad un parente e ogni volta che incrocio Vasco mi rendo conto di non essere altrettanto legata a lui. A lui non sono affatto legata. Le Luci sono una di quelle poche cose che sento di ammirare come fan, in maniera pura e venerante, senza necessità di andare a vedere la persona che c’è sotto. Anche se è evidente, quella persona ha la mia età e ha fatto un percorso che è simile al mio, come molti trentenni smarriti che ora sono trentacinquenni rassegnati e rasserenati. Cioè, veramente non lo so se Vasco abbia fatto il mio stesso percorso, ma le sue canzoni hanno raccontato qualcosa di molto vicino a me per tutti questi 8 anni in cui la sua musica mi è stata accanto. Otto, sì, non dieci, non per me.  Continua a leggere

Una indie in parlamento

Ho dovuto svuotare l’ufficio: infilare tutta la vita lavorativa in 3 scatoloni, sigillarli e lasciarli lì, in attesa di sapere dove andranno inviati. Di tutti i traslochi di ufficio (è il quinto in meno di 5 anni) questo mi è pesato un po’ più degli altri. Sostanzialmente perché non so da che parte andranno quelle scatole. Perché è una fine e io con le fini non sono molto brava. Continua a leggere

Ne valeva la pena?

L’Italo per Bologna lo annunciano sempre all’ultimo e regolarmente è dall’altro capo di Termini. Poco importa, perché poi comunque arriva con mezz’ora di ritardo.

Bologna Centrale è il solito aeroporto sotto e la solita piazza sopra.

Il regionale viaggia con un quarto d’ora di ritardo. Poco male, almeno io ho trovato posto a sedere, mica come quelli in piedi nel corridoio o, peggio, in piedi tra i due vagoni, senza aria condizionata.

Continua a leggere

Metti una indie di fronte a Tiziano Ferro

Sono andata al concerto di Tizianone nazionale.

Partiamo da un presupposto: non è il mio genere. Non dico i concerti, ma i concertoni negli stadi, le divinità nazional popolari, i palchi ipertrofici con i giochi di luce e la grafica che manco nella Terra di Mezzo. Io un mese fa stavo facendo la valigia per il Primavera Sound, il mio festival del cuore, quello a cui sono tornata dopo 4 anni di digiuno, facendo saltare il tappo a un numero indefinito di cose che languivano lì, sotto la crosta del Parlamento, di “Roma è troppo cara” e di “ormai ho un’età” e ora sono cazzi. Ma questa è un’altra storia.
Comunque per dire che il Primavera è uno di quei posti in cui ancora riesce a farla da padrona la musica. Ci sono palchi molto grandi ma per lo più spogli perché vi si susseguono sopra più band nel corso dei 3 giorni e per quanto la gente si sforzi di vestirsi figa e finire nei photo report del pubblico più cool, quel che conta davvero è come e cosa si sente. Continua a leggere

Non sei tu, sono io

È capitato a tutte: conosci uno carino, uno a posto, di quelli goffi ma in modo carino, uno che ci prova sul serio, con garbo, che si sforza di ascoltarti anche se lo sai che vorrebbe solo baciarti.
Sì, a tutte.
E tutte ci siamo lasciate coinvolgere dal Chandler di turno, nonostante quelle camicie ridicole e quei modi da orsacchiotto, perché ci sentivamo bene, desiderate, al sicuro e ci faceva ridere. Per le migliori ragioni del mondo, in fondo.

Continua a leggere