Tutte le direzioni

Chiudo lo zaino, saluto tutti e vado. Oggi molto prima del solito.
In fondo è tutto uguale a sempre anche se è l’ultimo giorno. Il selfie alla specchiera delle scale, il saluto ai commessi in guardiola, la doppia porta per uscire.
In pochi passi Piazza del Parlamento e Via del Corso.

Roma. Continua a leggere

Una indie in parlamento

Ho dovuto svuotare l’ufficio: infilare tutta la vita lavorativa in 3 scatoloni, sigillarli e lasciarli lì, in attesa di sapere dove andranno inviati. Di tutti i traslochi di ufficio (è il quinto in meno di 5 anni) questo mi è pesato un po’ più degli altri. Sostanzialmente perché non so da che parte andranno quelle scatole. Perché è una fine e io con le fini non sono molto brava. Continua a leggere

Ne valeva la pena?

L’Italo per Bologna lo annunciano sempre all’ultimo e regolarmente è dall’altro capo di Termini. Poco importa, perché poi comunque arriva con mezz’ora di ritardo.

Bologna Centrale è il solito aeroporto sotto e la solita piazza sopra.

Il regionale viaggia con un quarto d’ora di ritardo. Poco male, almeno io ho trovato posto a sedere, mica come quelli in piedi nel corridoio o, peggio, in piedi tra i due vagoni, senza aria condizionata.

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Metti una indie di fronte a Tiziano Ferro

Sono andata al concerto di Tizianone nazionale.

Partiamo da un presupposto: non è il mio genere. Non dico i concerti, ma i concertoni negli stadi, le divinità nazional popolari, i palchi ipertrofici con i giochi di luce e la grafica che manco nella Terra di Mezzo. Io un mese fa stavo facendo la valigia per il Primavera Sound, il mio festival del cuore, quello a cui sono tornata dopo 4 anni di digiuno, facendo saltare il tappo a un numero indefinito di cose che languivano lì, sotto la crosta del Parlamento, di “Roma è troppo cara” e di “ormai ho un’età” e ora sono cazzi. Ma questa è un’altra storia.
Comunque per dire che il Primavera è uno di quei posti in cui ancora riesce a farla da padrona la musica. Ci sono palchi molto grandi ma per lo più spogli perché vi si susseguono sopra più band nel corso dei 3 giorni e per quanto la gente si sforzi di vestirsi figa e finire nei photo report del pubblico più cool, quel che conta davvero è come e cosa si sente. Continua a leggere

La radio nella testa

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Emergo dalla metro all’angolo in cui via Veneto e le sue ombre si infrangono nella luce di piazza Barberini. Giro l’angolo schivando qualche turista. Chiudo il libro con una certa nostalgia, il biglietto dell’autobus trevigiano va ad appoggiarsi in un punto che sembra casuale, tra questi paragrafi schizofrenici su e giù per l’ordine delle pagine.

Libro del cazzo. Continua a leggere

Chi state difendendo?

montecitorio29 luglio, Roma. è un caldo torrido, una di quelle giornate che fuori dagli uffici condizionati davvero non lo sai come si possa: l’aria non si muove.
Usciamo per pranzo, i soliti 3, la solita cricca di intellettuali (o aspiranti tali) medio giovani e semi credibili. Manfri sfila la giacca non appena tocca Piazza San Silvestro, Dani mantiene impassibile il look d’ordinanza. Io ancheggio paperina in ballerine.
Arrivati a Piazza Colonna la troviamo transennata.
Ancora.
Mostriamo i tesserini e passiamo incuranti. Diciamo cazzate. Le diciamo sempre. Continua a leggere

la felicità, all’improvviso

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ci sono le volte in cui pensi che in fondo sia tutto inutile. quelle volte in cui il tuo arrancare costantemente alla ricerca di una qualsiasi risposta esterna va a sbattere contro l’ennesimo, invalicabile muro. ci sono state anche per me, a migliaia a dire il vero.
il bello della Vita è che somiglia molto al bastardo di cui ti sei innamorata: ti tratta di merda, non ti chiama mai e ti ignora, ma basta una sola telefonata per far sì che tu gli perdoni tutte le angherie passate e inizi a prefigurare il vostro zuccherosissimo futuro insieme.
STRONZA.

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