Piatti spaiati #1

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Chiudo il PC non appena inviata l’ultima mail della giornata, quella a mamma. Viviamo ad appena 30 km l’una dall’altra, abbiamo i cellulari, lei ha anche un telefono fisso, eppure ci riesce molto meglio scriverci. Almeno su quegli argomenti che esulano dal menu della cena e dalla salute dei gatti. È come se fossimo incapaci di evitare di sbranarci su tutto il resto, perciò ci scriviamo.
Questa è la mail del lunedì, quella in cui le spiego quanto sia stato difficile l’ennesimo weekend senza di lui. Ma anche quella in cui le racconto dei suoi sms dalle peggiori bettole del Paese, nel cuore della notte.
“Che secondo me le stelle stasera sono a basso consumo, non si sprecano
Questo è quello di venerdì, da Agrigento. O forse Trapani, non me lo ricordo. Me lo aveva detto al telefono poche ore prima ma quando ho letto il messaggio stavo rientrando dalla serata con le ragazze e non me lo ricordavo più.

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Piatti spaiati #2

piatti spaiati #1piatti spaiatiIl weekend rubato al tour è un evento rarissimo. Il mattino dopo scopro che ha fatto programmi: anche lui non vede l’ora.
– Ho portato dei vini buonissimi e magari potremmo invitare un po’ di gente a cena. Magari cucino io.
Sì. Mille volte sì. Musica di sottofondo, vino in quantità e buon cibo: le mie serate preferite. E in più di solito non ho le sue gambe su cui sedermi quando ci si sposta sul divano.
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Piatti spaiati #3

piatti spaiati #2piatti spaiatiAccendo una sigaretta e bevo del vino, più o meno all’unisono. La mente che rotea vorticosa alla ricerca della risposta: perché?
Perché sono così arrabbiata, perché quell’uomo di là è riuscito a ferirmi così, perché parlare di piatti e lavatrici, perché parlare di matrimonio così spesso, perché infierire… perché?
Di là la musica si è alzata e le voci hanno ripreso a fluire: Katia o lui, chi varcherà la porta?
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il tarlo

“Io davvero non lo so come fai a vivere in una metropoli…”

Ecco, è successo di nuovo. Molto tempo e molti chilometri dopo, basta che uno mi s’infili nelle mutande e ‘sta domanda diventa kriptonite. Che poi è un classico, in fondo, che se lo lasci infilartisi nelle mutande è per destabilizzarti, o così speri.

Piccoli sismi emotivi cercasi. Continua a leggere

domenica, 2010, inverno

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Che lo finirei, se avessi la forza di ricordare

“Si aggirava a piedi nudi per la casa vuota, come ogni domenica mattina. Si sentiva così adulta la domenica mattina. Un’illusione d’indipendenza che alla fine l’aveva assuefatta ben oltre il prevedibile.
A piedi nudi fino in cucina, che a voler essere proprio onesti la mattina se ne stava andando senza disturbare, scivolando nel pomeriggio grigiastro di gennaio.
Troppo breve il pomeriggio, in inverno, con quella luce bigia che sfuma già nella notte e non lascia alcuna possibilità ai deboli entusiasmi sopravvissuti alla serata. Continua a leggere

Adios lombrico

La verità è che mi sono messa a scrivere di un grappolo di donne molto più fighe di me.
Hanno coraggio, loro. 

Andrea mi aspetta in casa sua, nell’elegante appartamento monoporzione che ho imparato a conoscere. È appena tornato dal lavoro: le luci sono accese per metà e lui ha ancora addosso la camicia. Il colletto sbottonato, i polsi arrotolati. Il lieve rumore dello sciacquone che si ricarica: ha avuto il tempo di andare in bagno.

Vieni da me che ne parliamo con calma.
È un uomo di classe, ti offre un caffè, non ti molla mica così, al telefono. Con calma. C’è un’ironia spietata in questa frase. Come se fossi mai stata calma nella mia vita. Come se potessi restare calma mentre metto gli orecchini e corro a non perdere il tram. Come se, sul serio, io stia andando ad avere una conversazione in grado di calmarmi. Continua a leggere

come il sale sulle arance

arance pistacchidi tutte le cose che è bene sapere di me, una in particolare risulta talmente implicita che finisco per non menzionarla mai: mi piace scrivere. è una cosa che faccio un po’ da tutta la vita, più o meno da quando all’esame di quinta elementare ho usato il tema come scusa per elaborare la morte di mia nonna, facendo piangere tutte le maestre. mi ero chiarita le idee, avevo fissato alcuni punti fondamentali di quella mancanza così dolorosa da essere impossibile da capire, specie a 10 anni. da lì in avanti, mi è stato chiaro che se avessi voluto capirci qualcosa della mia vita, l’avrei dovuta scrivere per spiegarmela. Continua a leggere

schiarirsi la voce

Poi succede che leggi una cosa che non ti piace. Un po’ ti annoia un po’ pensi che proprio manchi di filo logico, ecco. Quindi, come più o meno faresti SEMPRE, la condividi su facebook. Continua a leggere