Federico Aldrovandi è stato ucciso la notte del 25 settembre di 15 anni fa. Tutti noi potevamo essere Aldro. Quelle “persone” hanno ancora la divisa e sono pagate con i soldi dei contribuenti. Ripropongo un vecchio post di Instagram.
“Uno dei motivi per cui facciamo questa cosa di suonare insieme è che, guardandoci negli occhi, sappiamo che nessuno di noi potrà mai essere Enzo Pontani, Luca Pollastri, Monica Segatto o Paolo Forlani ma ognuno di noi avrebbe potuto essere FEDERICO ALDROVANDI.”
Queste parole hanno accompagnato ogni singolo concerto de Lo Stato Sociale per molti anni. Non hanno mai smesso di mettermi i brividi e di confermarmi, ogni volta, che ero nel posto in cui dovevo essere. Per me, per quella che guida da sola, torna all’alba col trucco sfatto, prende i notturni e si infila in situazioni che evita di raccontare ai suoi. Perché sì, troppe volte anche io avrei potuto essere Aldro e il fatto che non lo sia diventata non è un pregio e non mi rassegno ad accettare che sia fortuna.
Essere uccisi dallo Stato non è sfortuna, è un problema, una grave falla in un sistema che finisce inevitabilmente per rendere tutto l’intero totalmente privo di credibilità.
In questo tour i Regaz portano sul palco Aldro. Perché tutti dovremmo poter tornare a casa barcollanti e avere al nostro fianco uno Stato che ci consenta di barcollare anziché uno Stato da cui difendersi.
Stasera ho risentito quei quattro nomi. Nomi che calzano una divisa e non hanno fatto un giorno di carcere. Nomi di assassini.