Imprinting

Quando sono entrata per la prima volta in un’aula di Giurisprudenza era la fine di settembre del 2001. Nel giro dello stesso anno avevo preso la patente e la maturità e ora cominciavo l’università. Con il culo che mi ha contraddistinto, dopo essere stata la prima ad affrontare l’esame di stato in tutte le materie, in 100esimi e con i commissari esterni, ero anche tra le prime ad affrontare la riforma universitaria del 3+2.

Per laurearmi al triennio avrei dovuto dare 35 esami, gli stessi che servivano per la vecchia laurea, gomito a gomito con gli studenti del vecchio ordinamento che il più delle volte avevano il nostro stesso programma. È quello che succede quando provi a dire alla più retrograda tra le classi di docenti che deve evolvere e deve snellire un corso di laurea che è uguale a se stesso dal ventennio. Ad oggi, per capirci, non esiste più il 3+2 a legge, ci si laurea one shot in 5 anni. Continua a leggere

Tavolo per uno

Porta Palazzo divide il Quadrilatero e Borgo Dora. In pratica il centro storico radical chic e il quartiere multietnico per eccellenza. La stessa Porta Palazzo parla tutte le lingue del mondo.

I vicoletti lì intorno sono pieni di ristoranti minuscoli. Due stanze, tavolini pieghevoli e tovaglie di carta dalle fantasie ricercate. Una filosofia del cibo fintamente cheap ma realmente genuina: menu corti, piatti semplici e buoni ingredienti. Spendi il giusto e mangi buono.

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Una indie in parlamento

Ho dovuto svuotare l’ufficio: infilare tutta la vita lavorativa in 3 scatoloni, sigillarli e lasciarli lì, in attesa di sapere dove andranno inviati. Di tutti i traslochi di ufficio (è il quinto in meno di 5 anni) questo mi è pesato un po’ più degli altri. Sostanzialmente perché non so da che parte andranno quelle scatole. Perché è una fine e io con le fini non sono molto brava. Continua a leggere

(solo) una storia di gatti

Stamattina Mira, la mia gatta, mi ha chiesto di uscire in giardino mentre facevo colazione. Poco dopo l’ho trovata appollaiata sotto la finestra, chiusa a palla che aspettava di essere fatta rientrare.

Aprendole la porta mi sono accorta del Gattone che gironzolava dall’altro lato del giardino. Sono uscita in mutande per scacciarlo.

PUSSA VIA! GUAI A TE SE TI PRENDO! SPARISCI! Continua a leggere

Maria Elena, tutto qui?

Io sono convinta che, se fossi stata un uomo, non mi avrebbe trattata così.

A dirlo, ieri sera, in televisione, è stata Maria Elena Boschi in risposta a Marco Travaglio che la accusava di aver mentito in Parlamento dicendo di non aver avuto corsie preferenziali per Banca Etruria, la Banca di cui suo padre è stato vice presidente.

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Italia, terra di Musei. Ma con le tue gambe.

Museo Egizio di Torino, Libro dei Morti

Viene pubblicata la classifica dei Musei Italiani più apprezzati secondo le recensioni del portale Trip Advisor.
La vera notizia è che, pare per la prima volta, il Museo Egizio di Torino scalza dalla vetta la Galleria degli Uffizi ed è anche l’unico museo che compare sulla medesima classifica su base europea.

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campo lungo

14 Verticale: Possono subirli i treni.

L’aspetto più assurdo di quando le cose vanno storte è che anche l’Universo ti prende per il culo. Ieri facevo le parole crociate e mi sono trovata di fronte questa definizione.
Detta così non c’è nulla di strano, ma allarghiamo un attimo l’inquadratura.

Stavo facendo la settimana enigmistica seduta su un muretto di fronte alla stazione di Cerveteri – Ladispoli alle 7 di domenica sera, 16 luglio. Che uno dice: Ma cosa cavolo ci fai a Cafonia la domenica sera di luglio, seduta in stazione come una clochard?

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Ne valeva la pena?

L’Italo per Bologna lo annunciano sempre all’ultimo e regolarmente è dall’altro capo di Termini. Poco importa, perché poi comunque arriva con mezz’ora di ritardo.

Bologna Centrale è il solito aeroporto sotto e la solita piazza sopra.

Il regionale viaggia con un quarto d’ora di ritardo. Poco male, almeno io ho trovato posto a sedere, mica come quelli in piedi nel corridoio o, peggio, in piedi tra i due vagoni, senza aria condizionata.

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Metti una indie di fronte a Tiziano Ferro

Sono andata al concerto di Tizianone nazionale.

Partiamo da un presupposto: non è il mio genere. Non dico i concerti, ma i concertoni negli stadi, le divinità nazional popolari, i palchi ipertrofici con i giochi di luce e la grafica che manco nella Terra di Mezzo. Io un mese fa stavo facendo la valigia per il Primavera Sound, il mio festival del cuore, quello a cui sono tornata dopo 4 anni di digiuno, facendo saltare il tappo a un numero indefinito di cose che languivano lì, sotto la crosta del Parlamento, di “Roma è troppo cara” e di “ormai ho un’età” e ora sono cazzi. Ma questa è un’altra storia.
Comunque per dire che il Primavera è uno di quei posti in cui ancora riesce a farla da padrona la musica. Ci sono palchi molto grandi ma per lo più spogli perché vi si susseguono sopra più band nel corso dei 3 giorni e per quanto la gente si sforzi di vestirsi figa e finire nei photo report del pubblico più cool, quel che conta davvero è come e cosa si sente. Continua a leggere

Non sei tu, sono io

È capitato a tutte: conosci uno carino, uno a posto, di quelli goffi ma in modo carino, uno che ci prova sul serio, con garbo, che si sforza di ascoltarti anche se lo sai che vorrebbe solo baciarti.
Sì, a tutte.
E tutte ci siamo lasciate coinvolgere dal Chandler di turno, nonostante quelle camicie ridicole e quei modi da orsacchiotto, perché ci sentivamo bene, desiderate, al sicuro e ci faceva ridere. Per le migliori ragioni del mondo, in fondo.

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