Tisana e Tinder (Sesso e Internet, Parte III)

– No. No. Tette. Ancora tette. Ma che diamine, altre tette!

Anna non ha ben chiara la situazione, quando rientra in casa e trova Silvia sul divano, un bicchiere di tè freddo sul tavolino e lo schermo dello smartphone come unico destinatario del suo imprecare.

Una scena strana, soprattutto per l’audio.

– Che stai facendo?
– Doppia T: Tisana e Tinder. È lunedì, cosa vuoi fare?
– Non lo so, qualsiasi altra cosa… Tinder? Non eri contraria? Avevi cancellato l’app.
– No, contraria no. Mi annoiavo.
– E ora?
– Anche.
– Quindi?
– Boh, ho rotto con Giacomo.
– Ah, mi spiace.
– A me no. L’idiota mi ha fatto prendere le ferie e si è dimenticato di dirmi che non poteva raggiungermi.
– Ma che stronzo!
– Scherzi? Sono io che sono troppo pressante. È riuscito a scaricarmi e a darmi la colpa. Dubito ci faremo gli auguri a Natale, diciamo.
– Ora capisco Tinder.
– Già.
Ma perché “tette”? Hai sbagliato le impostazioni, sai che devi indicare che ti piacciono gli uomini, sì?
– Ma certo, cos’hai capito! Non sono tette vere, sono pettorali. È giugno, un casino.
– Cioè?
– Cioè un conto è a marzo, si poteva anche fare. A giugno su Tinder son tutti senza maglietta, che devono mettere a reddito la palestra.
– Stai scherzando?
– MAGARI! Ti dico che è così. Tinder è una giungla. Per trovare una persona decente devi fare una cernita che le selezioni per la CIA, in confronto, sono il tema di quinta elementare.

– Te che foto hai messo?
– Un paio di selfie, uno che ho fatto a una mostra e sono proprio figa. Poi la canotta di Emergency.
– Un selfie?
– Sì ma senza faccia, solo la maglietta.
– Solo le tette?
– Delle tette umanitarie. Mi sembra un buon modo per allontanare fanatici della razza e “quando c’era lui“.
– Non è male, brava. E la bio?
– Ma che bio! “Sissy, 34”. Volevo metterci una citazione ma poi ho pensato che bastava una frase un po’ provocante. “Salviamoci dalla noia, uccidiamoci di vita
– Un po’ cagna, no?
È pur sempre giugno.

– Trovato niente? Fammi vedere.
– Per ora solo casi umani.
– Oh, Dio! È un pacco quello?
– Sì, ma vista mare.
– Ah, ok. E questo che problemi ha?
– Nessuno. La vita. Cogli l’insieme? Perché è l’insieme che va colto. Ascella depilata, accanto ad occhio celeste con la bio che chiede “niente ex tra le palle”. A questo lo menano sempre, poverino. Ah, poi, vedi? Tutti fanno sport estremi, viaggi fantastici… Nessuno che si fotografi sul divano. Tutti in Tailandia, sotto la cascata, su per la montagna, giù con il paracadute… ce ne fosse uno che si fotografa davanti a un quadro, una statua… niente!
– Hey, questo con il Pantheon!
– È uno straniero che si deve ambientare. Non posso farmi rimorchiare in inglese, non mi arrapa.

– Ma da quanto sei qui?
– Due ore.
– E non hai match decenti?
– Sì, in realtà un paio decenti. Uno più che altro.
– Fai vedere.
– Una bella faccia, di quelle stropicciate, vere, vissute. Chiaramente lo sguardo da matto. Però si vede che c’è qualcosa.
– Non si vede niente del corpo. Potrebbe essere uno sfigato con il fisico ridicolo, alto un metro e venti.
– Che è esattamente il tipo che piace a me: sfigato, bella faccia, matto come un cavallo. Già lo amo. Oh, mi ha scritto! Tesoro, vado a letto, domani ti dico che tipo è.

Il giorno dopo, a colazione, Anna versa il caffè a entrambe mentre l’amica sbuffa esangue dentro il frigorifero, alla ricerca di uno yogurt.

– Quindi?
– Che?
– Il tipo?
– Ho fatto le 02:00 su Whatsapp.
Ma come Whatsapp?! Sei matta?
– Probabilmente sì. Ma non sembra un pazzo. È più un uomo spiritoso. Grande slancio.
– Ma che vi siete detti?
– Niente.
– Fino alle due?
– Cazzate. Vocali, senso della vita, fesserie varie. Mi fa ridere. Ha anche una bella voce. Confermo la diagnosi: pazzo scriteriato. È un matematico, fa algoritmi, progetta app. Il classico tipo sicuro di sé. Divertente, spiritoso, mi piace. Ci vediamo domani sera.
– Bene, no?
– Sì, bene. Ho sonno.
– Le due di notte in chat… che figata, manco con msn! Brava. Vado che faccio tardi. Ciao.

Nel tardo pomeriggio Anna riceve un vocale di Silvia. A seguire la posizione in tempo reale dell’amica.

Tesoro, senti, io ho avuto una giornata colossale, mi hanno offerto un aumento e una posizione pazzesca. Me la faccio sotto e sono terrorizzata ma ho anche voglia di festeggiare! Per cui esco con il tizio di stanotte, gli ho scritto, è stato super simpatico, mi fa ridere. Alle brutte ci bevo due bicchieri, che problema ci sarà mai. Ti condivido la posizione, così se è un maniaco e mi fa a pezzetti sai dove andarmi a cercare. Ti voglio beneeee! Ci vediamo domani!

Ansia. Tremendamente ansia. Tutta questa emancipazione la ucciderà. Ora deve vedere dove si sposta il pallino di quella svitata fino a che non torna a casa. ANSIA.

Alla fine Anna si è addormentata con la luce accesa mentre leggeva un articolo sulla responsabilità ambientale di una noia devastante. Quando si sveglia ha il terrore di essersi distratta. Non ha sentito Silvia rientrare.
E se fosse morta?
E se fosse viva ma tenuta prigioniera?
E se fosse in camera sua?

Lo schermo del cellullare evidenzia una notifica dell’app verde: “Tesoro, sono a letto, tutto bene. Poi ti dico.

È viva.
Evviva.

Esce dalla stanza e va a mettere su il caffè. L’altra è già lì: la moka sul fuoco, lo yogurt e i biscotti in tavola. Un sorriso disteso, uno sguardo stanco. Tutto meglio del previsto.

– E quindi?
– Quindi niente.
– Non ci provare! Dimmi tutto! Com’è andata?
– Boh, dipende. Una serata piacevole, in fondo.
– Sissy ti strozzo se non mi dici tutto! Com’è andata col tipo?
– “Era più bello come ipotesi“.
– Poteva andare peggio. Potevi citare Calcutta. Spiegami, va. Intanto com’era? Basso?
– Sì, chiaramente. Dal vivo anche più pazzo che in foto. La prima impressione è quella di un cocainomane, quella fretta, quell’incalzare di chi deve prendersi tutto.
– E cos’è? GOMORRA?

– Stesso taglio di capelli, tra l’altro. Genny Savastano magro e nervoso. Comunque poi ho scoperto che è un workaholic, ha una società di software, dei dipendenti, si sente molto figo per questo.
– Beh è figo.
– Sì, lo è. Ma se non parli di altro significa che non hai altro, no? Però in fondo una persona simpatica. Seriamente, mi sono divertita da morire. Ma è uno che ha un buco emotivo assurdo.
– Siamo già allo screening emotivo. Sarà prematuro?
– Hey, ha iniziato lui. Mi ha chiesto degli ex.
– E tu?
– Ho fatto spallucce, che dovevo fare. Non so nemmeno dove vive il mio ex, figurati che problemi ho a parlarne. Lui, invece, ha accusato il colpo.
– Baratro?
– Roba forte. Storia lunga, finita male, si è fatto serio. Mi sento sempre in colpa quando colpisco nel segno. Ma è stato stupido lui! Pensava di colpire per primo. Figurati.
– Quindi aggiungiamo una devastazione emotiva in più al nostro archivio. Che meraviglia! Come ha fatto a diventare una bella serata?
Abbiamo iniziato a parlare di sesso.
– BAM BAM!
– È l’unico argomento che sia disposto ad approfondire. Come fosse l’unica cosa che gli interessa.
– Che tristezza.

– In realtà sì, è triste. Un po’ perché non è vero: ha un tatuaggio di Ketih Haring. Gli piace l’arte contemporanea ma non ha voglia di parlarne. Non mette nulla sul piatto. Ecco perché è triste. Però, devo dire, che parlare di sesso con uno sconosciuto è forte. Mi sono divertita tantissimo.
– E poi?
– Poi abbiamo finito di bere e mi ha chiesto cosa avessi da bere a casa.
L’hai portato qui?
– Non ti sei nemmeno accorta, eh? Pensa che trasporto!
– Ero sfinita…
– Quindi ci alziamo e mentre ce ne andiamo lo bacio. Avevo voglia di baciarlo. È stato fighissimo.
– Sì?
– Sì. Sexy da morire, una pomiciata di quelle che ti sveglia tutta la pelle, ti senti ribollire la pancia, ti accende come una lampadina, tremi, sei felice, elettrica. Pazzesca.
– Wow! E poi?
– E poi una scopata di merda.
– Eh?
– Eh sì. Scopava da solo. Per carità, bello. Ma io non c’ero. Non servivo. A una certa gliel’ho detto. “Hey, sono qui”. È stato inutile. Un esercizio di ego andato male. Mi arrapava più da vestito.

– Però ti vedo tranquilla.
– Certo. Che devo fare? Disperarmi? Ci sono cose peggiori delle scopate brutte.
– Tipo?
Tipo non scopare.
– Severa ma giusta. Vado in bagno per prima che tu sei lenta stamattina.
– Ok, tanto ho un paio di match da coltivare.
– Non demordi, eh?
– Non lo so, alla fine, l’umanità è interessante.
– È arrapata.
– Molto arrapata.

Questo racconto è stato pubblicato il 24 giugno 2019 su Fantastico! (Sì, con uno pseudonimo)

Tinder Zafferano (Sesso e Internet, Parte I)

Sexting, no regretting (Sesso e Internet, parte II)

2 pensieri su “Tisana e Tinder (Sesso e Internet, Parte III)

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