Torno alle 2:30 a piedi. Passato Scalo San Lorenzo, casa non è distante, saranno 15 minuti, ma stanotte mi sembrano eterni, sarà che ho sbagliato lo stretching dopo la corsa.Mi strucco a grandi linee e svengo.
La sveglia è alle 6:30. Non ho ancora capito come sia possibile farcela.
Breve ispezione mentale: muscoli doloranti, tutti; occhi puliti; capelli in gran forma, il taglio nuovo è una bomba. Posso farcela, non fosse altro perché devo.
Esordio stagionale dei collant. Non la vivo benissimo. Tubino istituzionale, orecchini piccoli, contorno occhi a palate. I trucchi in borsa, un biscotto, acqua calda e limone.
7:48 metro, 8:03 Termini, 8:10 carrozza. “Mi scusi signore, quello sarebbe il mio posto” Sì, ma su un altro treno. “Scenda in fretta, se no arriva a Milano!”
Scendo, corro in tacchi e collant. Salgo alla 11, arrivo alla 3 a colpi di mi scusi, permesso, la spiace, grazie, muori.
Almeno una cosa va di culo: ho trovato l’offerta per la prima classe.
Il mio vagone è pieno di indiani (puntini, non penne), sembrano una grande comitiva facoltosa in viaggio per Firenze. I piccoli sono un tantino agitati in partenza. Temo il peggio.
Parto.
Arriva il controllore e per non farmi mancare il brivido della sospetta portoghese, gli leggo il codice del biglietto del ritorno. Calano direttamente dal cielo le signorine del benvenuto. Sì, in prima c’è il benvenuto.
Nescafe e biscottini. “Mi da un giornale?”
L’opzione è unica: la Repubblica. Salto a piè pari lo scaricabarile sull’ex sindaco, Marino, mi evito i paginoni di onanismo sulla Boschi che asfalta Salvini dalla Gruber, arrivo al discorso di Obama al suo successore. “Bisogna incrementare la produttività per recuperare la fiducia.” Un grande premio GAC per Barak!
Mi trucco, va. Spatolo copriocchiaie con la generosità di Trump verso una ballerina di cancan, spennello polveri rapida, riesco persino a non sporcarmi col mascara.
Arrivo.
A Firenze è inverno e io ho tolto la fodera al trench. Piove e sono costretta a pagare a peso d’oro un ombrello che si rivelerà rotto. Trovo una car2go, mi divincolo nel traffico della città piovosa, mi inerpico in collina e il navigatore mi fa perdere un numero indegno di volte.
Arrivo, ho i collant smagliati e le occhiaie sembrano disegnate a carboncino.
Un solo grosso commento: la formazione è un duro mestiere del CAZZO.