la sconfitta delle parole

Quando Linda torna a casa capita spesso che trovi Trix sul divano a leggere. Trix ha degli orari strani, sembra sempre che non lavori. Scuote un po’ la testa, la bocca atteggiata in un lieve ghigno, appena visibile.
– Che c’è che non va?
– Oh, ciao! Non ti ho sentita… Niente mi fa ridere un punto di vista tremendamente maschile, tutto qua.
– Fa sentire.

Trix legge solenne.
Quella specie di meccanismo burocratico che uomini e donne che non si conoscono mettono in moto quando si piacciono, per esempio a una festa. Possono chiacchierare di cose intelligenti o stupide, o tentare di sedurre o essere timidi. Ma c’è un attimo, che è l’ultimo prima di baciarsi – prima quindi che cominci tutto; quello che determinerà il fatto di andare a casa tua o a casa sua; in quell’attimo che precede il bacio, c’è una conversazione tra noi che ci farà poi scopare la sera che ci conosciamo alla festa: una o due frasi che sono un misto di banalità, falsità, intimità stonata.
Roba che ogni volta che ci si ripensa viene la pelle d’oca, bisogna infilare la testa sotto le lenzuola per la vergogna; parole che a volte fanno cacciare un urlo liberatorio nella solitudine della casa, la mattina dopo.
Sono frasi che non si ripeterebbero mai. Che bisogna dimenticare di averle dette o ascoltate, ma bisogna dimenticarle subito dopo il bacio, altrimenti si avrebbe vergogna di se stessi e sarebbe impossibile andare avanti. E trovo sia inquietante sia meraviglioso che per qualche decina di secondi la convenzione vieti giudizi su quelle frasi, le permetta, è come avere qualche secondo di impunità, in cui qualsiasi cosa si dica, dopo verrà dimenticata, non messa agli atti. E la dici, ascolti la risposta. E vi baciate.

– Oddio, questo dev’essere un tipo peloso con la giacca di velluto! – anche Linda ora ridacchia
– Capito?! Come se contasse davvero la conversazione dopo i primi… quanti? 20 minuti?
– Boh, a volte anche meno. Quello che serve ad agire sulle distanze.
– Sì… le distanze… l’invasione degli spazi… che belli quei momenti!
– Incredibili! Ti senti eroica, una stratega. Come uno squalo intorno alla preda!
– E lo zig zag?! Vai e vieni, ti avvicini e ti scosti. Chiami da lontano, senza che neanche servano le parole.
– Bè quando sei alla distanza giusta puoi anche dire laccio-scarpa-laccio che tanto lui ti sta fissando le labbra e ti tratta come fossi un premio Nobel.
– Tu sei tremenda!!! – Trix ama il sarcasmo di Linda, è una di quelle cose che non la stancano mai. Il tono distaccato, l’ironia glaciale, lo snobbismo imperante ad offuscare una dolcezza che non lascia mai emergere. Che lei è una tosta. – Esistono anche uomini che ti ascoltano mentre ti guardano le labbra, sai? E ti rispondono anche a tono. Sono i migliori, quelli che ti fanno desiderare di non smettere mai di parlare.
– Sì. E gli unicorni? Solo tu li incontri quelli così! Però che bello… quello è il momento migliore. Sei all’erta, tutta la pelle è sull’attenti. C’è rumore e per parlare ti avvicini sempre un po’, invadi il suo spazio, lasci che ti percepisca. Gli concedi delle invasioni, lo senti avanzare come un’armata, un esercito. E tu sei tutta sulla pelle, tutta all’esterno, di vedetta.
– Sì… E poi? Quando ogni scusa è buona per toccarsi? Mai nella vita un accendino avrà tanta attenzione come in quel passaggio tra le dita!
– Incredibile… Poi finalmente vi baciate e c’è quel momento in cui tutte le truppe dispiegate confluiscono lì, sulle labbra.
– Verissimo! Un secondo in cui tutto il mondo è lì, sui quei quattro lembi di carne. E non esiste nient’altro.
– Che fa quasi paura… e allora fai quel gesto del ritrarti, ma non lo fai apposta, solo che sei un po’ tramortita… E lui ti rincorre, una minuscola caccia in punta di labbra.
– Esatto…

Due silenzi, due sorrisi serafici.

– Usciamo sabato? Un mio amico da una festa…
– Ci puoi scommettere!

[il testo è tratto da Momenti di trascurabile felicita di Francesco Piccolo, che sono certa non essere troppo peloso ma che mi piace immaginare in giacca di velluto.]

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