Sarò breve, di una brevità coatta. Che quando mai si è brevi sul serio?Nel frattempo è settembre, come back settembre. Io l’ho sempre odiato settembre e alla mia età forse sono davvero riuscita a disinnescarlo. La formula è piuttosto semplice: basta riempirlo di cose belle. Questo settembre di cose belle ne avrà ma la migliore l’ha già avuta: il concerto dei Sigur Ros.
Da quando nel 2008 mio fratello mi trascinò all’Arena di Verona contro la mia volontà a vedere un elfo vestito di carta stagnola rispondente al nome di Bjork, ho un conto in sospeso con mio fratello. Sì, perchè ai tempo l’elfo fece un concerto da pelle d’oca, breve ma perfetto. Fu un’esperienza ai confini del mistico. Tornando a casa mi lasciai estorcere una promessa: “Se vengono i Sigur Ros in Italia ci andiamo“.
Sono passati più di 4 anni nel mentre ma io sono brava a mantenere le promesse e, più di ogni altra cosa, ho imparato a fidarmi di mio fratello e del suo impeccabile orecchio. Anche questa volta non me ne sono pentita. A coronare il tutto c’è stata la compagnia impeccabile, e l’atmosfera rilassata di un autentico giorno rubato alle frenesie che non ci hanno mai abbandonato.
Big UP della giornata:
– Incontrare gli amici de Il Disordine delle Cose, tutti insieme, una gioia incredibile, che era una vita che non ci si vedeva! E come per magia ritrovarsi ad indossare una delle loro bellissime t-shirt!
– Comperare biglietti per andare ad una altro festival proprio in mezzo al pantanto, armata di iPhone e carta di credito: Mc Gyver chi?!
– Il clima commosso anche lui dalla poesia, che si risparmia la pioggia dei giorni prima e sul calare della sera lascia addirittura intravedere qualche stella.
– I nostalgici dei dEUS: ragazzoni brizzolati che ondeggiano con piglio splendidamente anni ’90 non considerando la luce del giorno.
– Le minacce di pioggia e le scelte stilistiche a prova di catastrofe di tutti gli avventori. Vincitori assoluti: i calzettoni di spugna riesumati dai borsoni sportivi.
– Incontrare amici da tutta Italia, perchè ci sono appuntamenti che non si possono mancare.
– Il silenzio vibrante tra il pubblico, l’estatica concentrazione di tutti i presenti.
– I brividi, che per tutto il concerto non ci hanno mai abbandonati, quasi che quella strana lingua molto simile al balenese stesse parlando direttamente con i nostri cuori, vibrando nelle vene.
Big FAIL:
– Certe fidanzate non proprio longilinee che pretendevano di essere sorrette sulla shiena dei proprio fidanzati. Essere seriamente preoccupati per lo stato delle sciatiche dei poveri servi della gleba.
– Il tizio, probabilmente tramortito da Mark Lanegan, crollato in un sonno profondo e mai risvegliatosi per tutto il concerto.
– Il volontario della Croce Rossa che si è preoccupato di illuminarlo con la torcia ma non di verificare se respirasse. Cioè? Si illumina ergo vive?
– Di tutte le persone incontrate, mancare la mia amata cuginetta romana, appena tornata dalla Finlandia.
Ci sono esperienze capaci di crescerti sempre un po’, la musica non fa eccezione, soprattutto ai sublimi livelli a cui viaggia quella degli islandesi.
Nel mentre è tornato Shaq e, oltre al report del Pollege e a mandarmi per direttissima al Garrincha Loves Torino, mi ha affibbiato la recensione più difficile e attesa dell’anno. Sono sopravvissuta. Come, ve lo dico appena viene pubblicata, eh. intanto chiudo la valigia: Torino ARRIVO!