Oggi è un giorno importante per i diritti umani nel nostro Paese, oggi è un giorno epocale per la Giustizia in questo Paese. Oggi il processo Cucchi ha subito una svolta decisiva: il carabiniere Francesco Tedesco ha ammesso il pestaggio di Stefano e ne ha accusato i colleghi. In buona sostanza, quello che nel film Sulla mia pelle non ci è stato mostrato perché nessuno lo aveva mai effettivamente raccontato, ora è emerso. Sono emersi i dettagli di un pestaggio perpetrato da due Carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, nei confronti di un civile cittadino in stato di arresto. Pestaggio che a Stefano Cucchi costò la vita, il 22 ottobre di nove anni fa.
Tedesco ha anche detto di aver redatto una annotazione di servizio alla Procura, a ridosso degli eventi, poi misteriosamente scomparsa e mai giunta a destinazione, e di aver poi subito minacce dai commilitoni per intimargli il silenzio dopo la morte del geometra romano. La ricostruzione dei fatti è tremendamente dettagliata. Il militare dice di ricordare distintamente il suono della botta in testa subita da cucchi. Nove anni dopo gli eventi.
L’avvocato di Tedesco, perorando la causa del suo assistito, ha così commentato la confessione: “Le sue parole sono un riscatto per l’Arma perché è stato un carabiniere a soccorrere Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo“.
Ecco, con tutto il rispetto per il Collega e per gli interessi del suo assistito, ma COL CAZZO che l’Arma si è riscattata. Non c’è nulla nelle rivelazioni di oggi che riscatti l’Arma dei Carabinieri. Questa vicenda è una macchia indelebile e non basterà un esponente dell’Arma con un sussulto di coscienza dopo nove anni a cancellare lo schifo sinora emerso.
Agevolo breve riassunto.
Stefano Cucchi muore in un ospedale giudiziario una settimana dopo il suo arresto. Dopo la sua morte si apre un processo contro la polizia penitenziaria e il personale sanitario. Nel 2014, il secondo grado di giudizio assolve tutti gli imputati.
La Cassazione annulla parzialmente l’assoluzione dei medici ma l’appello bis ne conferma l’assoluzione.
Nel frattempo le indagini ripartono quando il 14 maggio 2015 il Carabiniere Riccardo Casamassima si presenta dal legale della famiglia Cucchi raccontando di aver assistito ad un colloquio tra il collega Roberto Mandolini e il suo comandante, Enrico Mastronardi, in cui il primo raccontava al secondo di un “casino” avvenuto in caserma: roba di pestaggio di uno che poi è morto.
Casamassima, a seguito di quelle dichiarazioni mai smentite, ha subito pressioni in caserma sino ad essere poi trasferito e demansionato.
Mandolini è rinviato a giudizio per falsa testimonianza, perché non ha esitato a negare i fatti avvenuti quella notte, omettendo persino la presenza dei due colleghi accusati dell’omicidio, fatti svoltisi mentre lui era in divisa e che hanno portato alla morte di un civile sotto custodia.
Lo stesso racconto di Tedesco ci parla di un giovane Carabiniere che subisce pressioni per testimoniare il falso e che, nove anni dopo, offre una ricostruzione spaventosamente dettagliata di un pestaggio di cui ancora ricorda persino il suono. Significa che se l’è sognato la notte, quel pestaggio, per nove anni e che solo il rischio di essere accusato di omicidio (perché è anche lui imputato) lo hanno portato a raccontarlo agli inquirenti voltando le spalle alla linea dettata dall’Arma.
Perciò, no, Caro Avvocato Pini, oggi l’Arma non si è minimamente riscattata ma si è mostrata marcia e vigliacca più che mai.
L’Arma dei Carabinieri si riscatterà quando chi denuncia violenze ingiustificate da parte dei colleghi verrà promosso e non demansionato; si riscatterà quando non obbligherà un suo componente a tenersi un racconto da incubo per nove anni pur di proteggere alcuni suoi elementi marci; si riscatterà quando incoraggerà alla legalità e al rispetto dei valori umani prima che all’omertà e al cameratismo senza bandiera.
L’Arma si riscatterà quando chi ha ucciso Stefano Cucchi e chi ha tentato di insabbiare i fatti pagherà davvero e verrà privato della divisa, così come ha promesso il Ministro della Difesa oggi. L’Arma si riscatterà quando dimostrerà nei fatti di essere al fianco dei cittadini e della legge, non al di sopra.
Sino ad allora abbiamo solo un Ministro dell’Interno che considera i Carabinieri un corpo di sua competenza e dei cittadini spaventati all’idea di essere loro i prossimi a pagare. Perché se c’è una cosa che è emersa oggi, davvero, è che quella di Cucchi poteva essere la pelle di ognuno di noi.