Girl power

Stamattina, all’ora in cui di solito mi faccio il bidè, salgo su questo Freccia diretto a Torino e scopro, appena seduta, che nel salottino affianco a me si piazza un’allegra famigliola composta di Mammina, Paparino, figlia grande al massimo 6enne con lo sguardo di quella che è già stanca della vita e numero due fratellini gnomi di 3/4 anni.

Appena piazzati, Paparino si siede davanti a me e, aprendo il tavolinetto, mi fa cadere caricatore, orecchini e sacchetto della colazione. Capisco il livello di stress del pover’uomo nel momento in cui mi supplica di perdonarlo dicendomi “non l’ho fatto apposta“. Involuzione a livello Bart Simpson, povero. Nel frattempo il figlio mezzano sta saltando sul sedile al grido di “SIA MO IN TRE NO! SIA MO IN TRE NO!“. Il piccolo chiama incessantemente la sorella, che scopro chiamarsi Giulia. Mammina ha serie difficoltà con la massa dei piumini e gli zainetti/trolley che rendono i bambini moderni ingombranti come le vecchiette al mercato dotate di carrellino.

Mammina avrà la mia età e, a differenza di me che ho dovuto portare sul Freccia solo la mia sonnolenta controfigura, lei con i 3 gnomi ha l’eyeliner perfettamente applicato. Forse la odio. Forse appartiene ad una strana razza aliena. O magari è un cyborg evolutissimo. Ho visto il video di questo robot cinese a forma di donna che sorride. Si chiama Jla Jla. Magari Mammina è una Jla Jla 2.0. Paparino invece è umano e non troppo intelligente, fugo ogni dubbio nel momento in cui torna dal bagno e incita il figlio con uno smagliante “Dov’è che siamo?“. Vorrei ucciderlo.

Finalmente arriva il momento della lobotomia: un bell’iPad piazzato sul tavolino e parte Oceania. Penso che tra qualche anno gli gnomi vorranno sapere come mai un film che si chiamava Moana in Italia è diventato Oceania e non vorrei essere nei panni di Mammina (perché tanto è ovvio che Paparino non saprà gestire la situazione).

Solo allora mi decido a guardarli. Giulia è seduta nel buco tra i due sedili, ha una felpetta rosa con delle orribili paillettes applicate e un fiocchetto, anch’esso rosa, sui capelli color topo non propriamente pettinati. Mi rivolge uno sguardo rassegnatissimo all’evidenza dei fatti: essere quella grande e quella più bruttina dei 3.

Le vorrei dire che andrà tutto bene, che un giorno anche lei potrà mettersi un giacchetto leopardato e la t-shirt de Le Luci della Centrale Elettrica. Ma la verità è che io picchiavo quello spione di mio fratello e allora niente, sticazzi Giulia, fatti valere! Ma fallo in silenzio!

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