“Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può andare avanti anni a crederci, non importa quanto pazze sono, e inverosimili, se le porta addosso, e basta. Si è anche felici, di cose del genere. Felici. E potrebbero non finire mai. Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa, nel cuore del gran marchingegno fantastico, tac, senza nessuna ragione, si rompe d’improvviso e tu rimani lì, senza capire come mai tutta quella favolosa storia non ce l’hai più addosso, ma davanti, come fosse la follia di un altro, e quell’altro sei tu. Tac. Alle volte basta un niente. Anche solo una domanda che affiora. Basta quello.”
è proprio così che funziona. ne sei convinta, sai che sarà la Tua vita, quella che stai minuziosamente programmando e portando avanti. lo sanno tutti insieme a te.
e ti ci tuffi a piè pari, in quella vita che ti stai raccontando. abdichi dal resto, scegli: decidi.
un amico, una volta, mi ha fatto pensare al senso di questo verbo: DECIDERE. deriva dal latino, significa “tagliar via, mozzare“. è eliminare la possibilità che qualcosa vada diversamente da come ci si è prefissati. non riguarda l’obiettivo, riguarda ciò che lo circonda, ciò che si esclude.
e se di tutte le cose che lasci in disparte ce ne fossero alcune che non ne vogliono sapere di essere abbandonate? se ci fossero troni da cui non puoi abdicare così facilmente? come la mettiamo con la voce che ti ruggisce dentro nonostante i tuoi ostinati tentativi di insonorizzarti le viscere?
va a finire che quella voce lì ti prende per i capelli e ti trascina fuori. ti mette a sedere sulle carcasse dei tuoi desideri, gli stessi che hai troncato via, decidendo. e da lì, dall’altra te, ti mostra la follia che stai ostinatamente portando avanti.
tac.
Ce le raccontiamo fin troppo bene, le arricchiamo di particolari per rendere le nostre storie più reali.
Quanta violenza nell’aprire gli occhi.
Quanta potenza la tua scrittura. Sempre.