mangio un’arancia senza additivi sopra la bozza corretta di una conclusionale, che in questo cazzo di studio nemmeno uno scottex è sopravvissuto. sembra la mia vita.
ero su di giri mercoledì. due giorni fa. ero elettrica al pensiero di avere nuove idee da scrivere. mi teneva viva il fatto di avere appaganti conversazioni multimediali che mi aprivano il cuore. mi facevo forte dell’aver lasciato il mio profumo in un letto lontano. senza volerlo, senza pensarlo possibile.
Mentre guidavo per l’ultima volta verso Imola pensavo questo. Nient’altro. Tentavo telefonate fatte di euforia insana mentre in un angolo della mente un sassolino cresceva timido e sembrava proprio un sassolino simpatico. Scendeva una pioggia battente che a tratti si trasformava in nevischio, sull’A14, quel mercoledì pomeriggio. Era l’ultima volta che dovevo percorrere quella strada. Era diventata un automatismo ormai. Non mi sarebbe mancata. Non mi manca.
Avevo una valigia vuota nel bagagliaio e un appuntamento alla stazione per recuperare pezzi di famiglia qua e là. “domani dimettono mamma” sul sassolino queste poche parole.
Dopo la seconda esaltante fuga milanese mi era rimasta addosso questa scia di euforia laconica, ben più gestibile rispetto alla prima. meno intimo, questo secondo weekend con il lord del loft. In realtà si era in troppi (perché più di due in certe occasioni è comunque troppo) e si avevano dei programmi troppo ambiziosi ed indefettibili perché ci fosse spazio per l’intimità di qualche settimana prima. non c’è stato modo di guardarsi di nuovo dentro. Era più un dover rincontrare tutti, dover vedere cosa c’è sotto al ragno al di là della tela. era più o meno dover fare cose, vedere gente… essere milanesi prima di essere noi.
ma ti sei vestita da supercompagna cioppy!!!!!!
Un 10 ce lo eravamo guadagnati a mani basse, passando con noncuranza dal Centro Sociale per eccellenza al locale Brazilian Chic attraverso la cena trucido-Andina. Il tutto con la kefiah al collo e il cappello da elfo ben calzato in fronte. (eh già, un elfo di un metro e ottanta, signori!)
Sì, sono sempre vestita a tono, che Arianna ed Annabelle alla fine accettano tutto purché si sia integrate con l’ambiente. Cioppy ne ride, perché sa che quella a tono è sempre e comunque lei con la sua invidiabile luce interiore. [Se solo non fosse latitante quella stronza…]
Saltellando di locale in locale, perdendo e ritrovando pezzetti in giro, siamo arrivati ad un’ora scandalosamente tarda e del ragno non si avevano segni. Ed eccola la pragmatica che non si perde d’animo e sfrutta quell’inatteso PianoB che il fato le aveva servito su un piatto d’argento appena poche ore prima.
“Hey, che fai?” “Ti aspetto.”
Uno scintillante dejavù, quell’ingresso lussuoso e quel portone accogliente. Un confortante sorriso ad accogliermi sulla porta. “che bello vederti!” Coperta di baci e presentata agli amici, ho accomodato i miei shorts sul parquet, brandendo un nuovo bicchiere di troppo per ritrovarmi avvolta dall’abbraccio della disinvoltura e della consapevole età adulta. E stupirmi di quanto la cultura sappia anche annidarsi in salotti borghesi e confortevoli. [spocchiosa, presuntuosa che sono!] godersi il lusso di tacere e guardarli, quei quasi 40enni bevuti che si sfidavano a colpi di video su youtube e romanzi, esattamente come siamo soliti fare noi sub30enni nelle serate di gloria domestica.
Prendere congedo dagli ospiti quasi fossi la padrona di quella casa estranea, lasciarsi andare all’euforia di questo incontro fuori dai piani. Dimenticarseli i piani. il giorno dopo farsi una doccia con un bagno schiuma Armani Uomo e guardarlo il mondo di quell’uomo ferito da un dolore che non si colma mai, nella sua quotidiana ricchezza. Adorarlo.
tanto c’é tutto il tempo del mondo
Tornare e trovarsi immersi nella massacrante realtà che Cecilia sta gestendo con pochi fronzoli e tanta energia. Disinnescare i sogni e sentirsi la bimba con i boccoli che si è persa al supermercato. Non trovarla più così sensata la via d’uscita. Perdere la poesia in 10 minuti di mutismo a tavola. Avere paura. Pensare che tutto questo tempo tu non ce l’hai.
“quando sei nata non puoi più nasconderti quindi fanculo alle bolle e affronta il drago con il sole che cammina con te.” E si risveglia Cioppy, più perché chiamata dai suoi fan che non perché convinta di potercela fare a risolvere qualcosa. Quando finalmente se ne convince, quella PrimaDonna, sale in cattedra diventando la protagonista assoluta di un dialogo che ha del surreale. Inizia a dare risposte quasi che il monitor fosse uno specchio e vi si riflettessero dentro tutte e quattro le coinquiline, in un rivelatore momento di assoluta lucidità emotiva. emozionarsi e portarsi dietro quelle risposte come i compiti a casa di una studentessa della Facoltà di Lingue.
“lasciala vivere con un tuo non esserci.” [: smetti di voler decidere le reazioni di tutti. scegli per te, segui il tuo cuore e sii sincera con lui. il resto non puoi sceglierlo né prevederlo]
“ti sei dato una definizione nel tuo modo di esserci” [: hai creato questo copione per la figlia/donna/amica ideale su cui costruire ogni tua scelta e ora che non ci vuoi rientrare ci stai male]
“sì, non esiste il principe azzurro, però” [: smettila di volere sempre una medaglia. PREMIATI da sola!]
Dal mio punto di vista è molto più sexy il quasi avvocato che mi ha scritto il messaggio
Tutta questa consapevolezza da qualcosa sarà pur stata originata. E la risposta è, grosso modo, sempre la stessa: il sesso, in ogni sua scabrosa o scintillante sfaccettatura, che altro non è che il banco di prova della vita nella sua interezza. E sentire di aver scalfito quello che non avevi alcuna intenzione di scalfire, con appena la tua spontaneità e il tuo sorriso, bè, signori, dà alla testa come vincere un concorso senza raccomandazione!
E la testa era leggera ed euforica appena due giorni fa, mentre con noncuranza ed un egoismo che ha del mitologico pensavo solo a me stessa, guidando serena verso quel sassolino grazioso. Dev’essere stata colpa di quell’euforia senza precedenti, quasi posticcia, che mi offuscava la vista come una sbornia di vodka scadente, perché me ne sono accorta solo all’ultimo che quello non era un sassolino.
No, era una montagna, un gigantesco pendio su cui mi sono andata a sfracellare con tutto il mio bagaglio di sogni e deliri di onnipotenza. Ora spero solo che ci sia qualcuno con un minimo di voglia di estrarre i superstiti dalle lamiere. Non voglio fare pronostici, ma temo che sarà di nuovo, ancora una volta, Cecilia, con la sua spietata concretezza. Spererei di no, che per metterla a tacere, questa volta, mi ci vorrebbe tutta la vita e non voglio ritrovarmi a dire “è troppo tardi”. Tanto quel genio di Cioppy qualcosa di pratico la saprà fare anche lei, no!?