Diciamocelo: la walk of shame della domenica mattina ormai è un dramma solo se vivi con mamma e papà. Altrimenti basta calibrare il rientro a casa con l’orario in cui i tuoi vicini sono a pranzo e il più è fatto. Il vero pericolo per la dignità e la professionalità è la serata improvvisata all’uscita dell’ufficio, quella “massì, dai, facciamoci una bevutina!” e ti ritrovi incosciente su un divano all’altro capo della città, che di tornare a casa non se ne parla a meno di non avere una scandalosa linea di credito per pagare un taxi.
In gergo Monopoli: “Torna in ufficio senza passare dal VIA“
Sull’argomento sono piuttosto ferrata e negli anni ho escogitato un piano di salvataggio composto di alcune semplici regole e di un fornitissimo cassetto IMPREVISTI.
Regola n. 1) Il cassetto imprevisti non sostituisce tutta la tua professionalità, perciò una serata Ufficio-Festa-Ufficio (U.F.U.) te la puoi concedere SOLO se non hai la riunione della vita il giorno dopo: non essere presuntuosa, non sottovalutare il tuo lavoro e non ti pentirai di esserti divertita.
Regola n. 2) I sensi di colpa non sono di questo mondo: sei giovane, curiosa e sai badare a te stessa. Se, alla luce della Regola n. 1, hai deciso di farlo significa semplicemente che puoi: non ammorbare te e gli altri coi tuoi sensi di colpa. Non ti rendono affascinante, ti rendono noiosa.
Ciò detto, non uscire mai di casa al mattino senza un kit essenziale di sopravvivenza in borsetta: lenti a contatto di ricambio, rossetto, campioncino di crema idratante, burro cacao (lo sapevi che puoi usarlo per struccarti gli occhi?), qualche forcina per capelli e, se proprio vuoi pensare a tutto, uno spazzolino da viaggio. Questo è il minimo indispensabile per arrivare in ufficio senza essere investita e senza provocare incidenti stradali il mattino seguente una serata brava. Per il resto, c’è il cassetto IMPREVISTI.
Il contenuto standard di un cassetto IMPREVISTI non può contare solo assorbenti e antidolorifici, non siate ridicole. Essere donne che lavorano deve includere tutta una serie di strumenti di sicurezza, per far sì che professionalità e femminilità non si facciano la guerra a vicenda.
Partiamo con la farmacia, nel cassetto IMPREVISTI io tengo:
– un blister di maalox;
– un barattolo di guaranà in capsule (sai, quando hai ore di sonno arretrato?);
– uno spray al propoli, che la gola dolente non fa bene a chi deve rispondere al telefono;
– qualche antidolorifico per quei giorni lì;
– un paio di bustine di TACHICAF. Ora sul TACHICAF mi faccio seria. Non sono una tossica da farmacia, davvero, ma questa bustina, specie a seguito di una serata U.F.U. ha la grandissima dote di rimetterti al mondo. Paracetamolo e caffeina insieme, idrosolubili. Non prendetelo a stomaco vuoto, che non c’è maalox che tenga. Mi ringrazierete, come io ringrazio colei che me l’ha suggerito.
La seconda parte del cassetto IMPREVISTI è il reparto cosmesi e igiene. Molte di queste cosine le uso normalmente, mica solo nei casi di estrema necessità. Vi rientra di tutto:
– crema per le mani;
– salviette deodoranti;
– salviettine intime;
– spazzolino e dentifricio;
– siero idratante;
– pettine;
– elastico per capelli;
– COPRIOCCHIAIE;
– set di pennelli portatile (KIKO ne ha uno adorabile che costa anche il giusto);
– cipria (le sbronze, si sa, rendono lucide);
– blush (ho scoperto che quello in stick di KIKO non è un trucco per bambine, ma funziona molto bene e richiede davvero pochissima abilità);
– eyeliner (tenete a mente che dormire poco fa tremare la mano, quindi non lanciatevi in evoluzioni improbabili, basta una linea sottile, giusto per definire appena);
– mini rimmel.
Il punto è semplice: avere un aspetto disinvolto, una genuinità quasi acqua e sapone. Non dovete essere al vostro massimo ma potete sempre giustificarlo col fatto che non sia una giornata importante (vedi Regola n. 1). Per dare giusto un tocco di salute in più, io in questi casi accenno un gloss color ciliegia (sì, è vero, sebbene anche io sia devota allieva dell’accademia della Spora, in casi eccezionali punto sulla distrazione di massa).
Non rimane che la terza sezione del cassetto IMPREVISTI, quella comodino. Manco fosse il cassetto affianco al letto, infatti, nel cassetto della scrivania non mancano mai un paio di collant nere coprenti ed un paio di mutandine di ricambio. Queste, viste le ovvie incerte condizioni di igiene e di riservatezza tipiche di un ufficio, sono rigorosamente sigillate in un foglio A4, nel mio caso strappato da un BloccoPigna a scacchetti. Poi, siccome mi piace darmi le pacche sulle spalle da sola, ci ho lascito sopra un messaggino che mi gratificherà al prossimo risveglio post serata U.F.U. D’altronde, non è una novità che parli da sola.
C’è un ultima Regola, se vogliamo la n. 3. Mantenere un cassetto IMPREVISTI, per quanto si usino anche prodotti meno pregiati di quelli che normalmente teniamo sul comodino, costa un po’. Farvi ricorso, significa rinunciare alla propria invulnerabilità (o alla convinzione che esista) e farlo in pubblico. Sono cose che non si fanno a cuor leggero, non se al proprio lavoro ci si tiene e se si ha a cuore il fatto di farlo nel modo migliore possibile. Perciò, non dimenticate, che prima di accettare di non tornare a casa dovete aver deciso che ne vale la pena.