ci si accorge quando sto di merda perchè non scrivo. non riesco neanche a twittare.
già, è così. inutile negare. l’ho detto allo sviluppino e non lo nego ora. se scrivo un post a settimana, bene bene non sto. certo, nell’equazione vanno introdotte anche una serie di variabili difficili da spiegare. per esempio il fatto che l’ultimo post fosse bellissimo. non di una bellezza Charlize Theron. direi più Penelope Cruz. una bellezza intensa ed imperfetta, fatta di chiaroscuri e vibranti momenti autentici. è un po’ autorevenziale, lo so, ma tanto l’ho detto e lo ripeto, non legge nessuno.
era bello così, come una donna magnetica ed affascinante. bello per me che mi ci ritrovavo immersa fino al collo in quel dolce affanno e non sapevo come fare a respirare. una settimana dopo forse il fiato è rotto o forse mi sono fermata, non lo so. so che se la riguardo, questa settimana, non riesco a sentirmi delusa.
il dolce affanno c’è ancora, un po’ meno forte, ma inutile dire che è un affanno da cui non mi libererò tanto in fretta. forse non me ne libererò mai. l’ho capito con una chiarezza impressionante, come un lampo di luce in una stanza buia. quel fiato corto rimarrà, non è un capriccio, non è autoindotto. è dolce e magico? per me lo è. fino a che mi basterà questo non vedo perchè dovrei volermene liberare.
mi ha anche fatto piangere, questa settimana. che non piangevo da tanto e delle lacrime non sapevo cosa farmene. invece c’erano, innegabili. sulle guance struccate, nella mia stanza buia. e poi mi ha anche fatto smettere di piangere e messo in mente parole lontane che ora mi sento cucite addosso come non mai: “tu vuoi tutto e subito“. quant’è vero!
è che inizio a capire che la fretta non mi serve, non ora che la mia vita ha un ritmo troppo veloce perchè io possa riuscire sempre a puntare i miei paletti. la vita corre ma io no. non ho fretta, non voglio averla. come se questa calma, a tratti coatta, possa aiutarmi a capire. perchè quando si rallenta si è obbligati a guardarlo, il panorama. e che mi piaccia o no, questo paesaggio lo devo guardare. devo farlo mio, con tutto il dolore che ne può derivare. un dolore mio, che mi cresce giorno dopo giorno.
mi concedo alcuni piccoli momenti di fiato da quel dolore, come questo post assai meno bello ma funzionale. per fissare quello che mi sta giarndo intorno, per guardarlo negli occhi il dolore e un po’ vincerlo.
una settimana dopo riesco a mangiare, respiro quasi sempre e quando mi guardo allo specchio vedo una donna un po’ più forte. con il cuore gonfio e a tratti sanguinante. con le spalle larghe ma pur sempre bisognosa di un abbraccio.
e forse non sto poi così male. magari ho solo bisogno di tempo per capire il bello ed il brutto di questa primavera frettolosa.