rilassati, il mondo ti ignora.
è vero, verissimo. il mondo non ti vede, mentre nella grigia luce di un sabato ancora giovane [troppo giovane] corri sul binario, sali sul treno e realizzi che se non guardi il biglietto non troverai mai il tuo posto. c’è chi ti vede, anzi ti capta, con il cuore come un’antenna e dall’infernale luogo di lavoro si accerta del tuo essere partita. sì, sei partita.
crolli sul sedile, accaldata ed esausta. ripensi alla miseria inscenata dai Nobraino la sera prima e rimpiangi di non essertene rimasta a casa a dormire. “pazienza” pensi. ti addormenti cullata da Dave Gahan, che ha del grottesco, ma il sonno è sonno.
rinvieni solo dopo 3 ore, in un punto incerto dell’Italia padana. prendi coscienza e t’impadronisci del bagno. ne esci nuova. deliziosamente truccata e con il naso libero per gli Annabelle. DIVENTI Annabelle, la tua nuova, adorabile alter ego.
“vai a pescare, Vinca?”
lo incontri all’incrocio ed è già emozione. lo riconosci dall’auto nuova, la sua ultima conquista, fatta di sacrifici e di dettagli che la rendono speciale e ti rendono fiera. fiera di te, che lo capisci. e fiera di lui, che conserva gelosamente un amore per quelle cose genuine che questa Milano sembra aver dimenticato.
arrivate nel suo nido e per un lungo istante dimentichi di essere esausta ed affamata. un istante lungo ore, in effetti. ti accuccioli sul divano e inizi a scrutare i dettagli di quel luogo incantato, che a poco a poco comincia a porti sotto gli occhi. ti adagi su quella nuvola di serenità e ti escono le parole come i profumi della cena dalle pentole coperte. lentamente, senza fretta. parli di te e porti la luce negli angoli bui di questa vita che si fa più dura giorno dopo giorno. lui ascolta e fotografa. dice poco.
– è come essere una resistenza, essere percorsi dall’energia come il filamento di una lampadina,… tu ed io siamo diversi. tu sei abituato a lasciarti percorrere. io no, non l’ho mai saputo fare. è difficile.
– non sei conduttrice. ancora.
poi la fame torna a bussare. e allora si risale sulla carrozza fatata e si va a mangiare. e inizia anche lui a parlare, rapito dalla confidenza che per magia avete ricreato fuori dalla rete. un’amicizia speciale, la vostra. fatta di rispetto di quei punti che in comune non avrete mai. fatta di passati diversi e di idee concordi. fatta di poche definizioni e di tanta [TANTA] complicità.
si fa sera in un nulla ed è già ora di pensare alla cena e alle feste in programma. si incontrano gli amici, i suoi. tutti un po’ speciali, tutti con la musica dentro. consapevoli di non sapere i passi ma non per questo seduti in un angolo.
ci si sente quasi intimiditi da certi incontri. come se fare quello che fai ti rendesse meno degna. ti indigni. con te stessa prima che con loro. ci si dà appuntamento per la cena ed è come se lui fosse super agitato. come se poterti mostrare il suo mondo fosse una festa. per te lo è.
essere la stessa altrove cambia tutto.
poi la cena. 14 a tavola [per un pelo…]. sentirti nel tuo elemento. chiacchierare amabilmente. scherzare. ridere. senza bisogno di conoscersi da tutta la vita per poter essere in confidenza. di quelle serate perfette nel loro essere come tante altre ma migliori. nel tuo essere così genuina da non sapere nemmeno se è solo una tua impressione. non te lo chiedi, che in fondo che importanza ha?
trovare adorabili tutti, gli stessi che poco prima non ti avevano fatto sentire un po’ piccola. sentirsi un po’ stupida per aver creduto alle prime impressioni. sentirsi grandiosa per aver trovato la via per ricrederti.
QUI e ORA
il locale del dopo cena non ha nulla di speciale. è un locale come ce ne sono a migliaia. non solo a Milano, ovunque. bar, pop art ai muri e dj. non ci vuole un architetto per creare la magia. ci vuole forse un dj che seleziona musica brasiliana. ci vogliono folli amici con cui ballare e ridere. ci vuole l’incontro con un’adorabile nuova amica. ci vuole quel momento in cui lo vedi entrare nel locale e soffi via l’aria che ti è fermata in gola.
e poi inizia la magia. un’altra. di nuovo. che di magie ne hai vissute tante questo week end. questa è fatta di parole e risate ma non solo. in questa magia smetti di vedere con gli occhi. vedi con la pelle. la tua pelle che vibra e che chiama la sua. e senti che davvero non si può essere infelici, se si è QUI e ORA. in nessun altro momento. che non ce ne saranno di uguali. è questa la magia: la magia dell’istante.
sentire la sua voce nel tuo orecchio, mentre parlate. vedere con la pelle, senza bisogno di guardare. sentire il tuo polso sul suo ginocchio. avvicinarsi senza per forza accorgersene. giungere alle sue labbra senza sapere nemeno come, senza che sia strano ma non per questo senza stupirsene. ridere con tutti gli altri, ridere con lui. divertirsi come non mai. baciarsi come due adolescenti. “buona notte. a domani.” salutarsi.
like a soul without a mind, like a body without a heart, i’m missing every part.
sono i Massive Attack, il giorno dopo, a spiegarti come ti senti, mentre un treno con con qualche guasto di troppo ti riporta a casa. dove non vorresti tornare ma devi. tu che da due giorni non usi il verbo dovere e che a certe abitudini sai assuefarti come se fossero eroina.
“passa tutto. il treno. il freddo. magari la voglia di tornare a Milano… anche no. torna presto!” e sai che non sei la sola a sentire la magia di quell’amicizia, di quella festa, di quella serata. e sai che la risposta è “sì” anche se solo sussurrata, senza il coraggio di scriverla. appena soffiata da dentro un vagone.