antenne. cuori. frequenze.

quando miliardi di anni fà una invisibile mano diede inizio all’Universo, la materia era concentrata in uno spazio minuscolo e densissimo. anzi. non c’era lo spazio e non c’era la materia.

un colpo di tosse. un sospiro. e quel piccolo punto denso esplose e cominciò ad espandersi. chissà, magari la mano invisibile era solo il paraurti di una donna che non sapeva parcheggiare e che distrattamente ha fatto retromarcia sul Tutto (è facile crederlo, era un Tutto così piccolo ed oltretutto, diciamocelo, antiestetico!)

com’è facile pensare, quell’ovetto, esplodendo, creò un notevole frambusto. tutto iniziò ad espandersi senza tregua. luci, colori… sai, non è che ci fosse dell’asfalto su cui frenare, perciò gli atomi iniziarono ad andarsene a zonzo liberi e a cozzare uno sull’altro, fino a trovarsi sexy e rimanere uniti. perciò, da una luminosa palla di idrogeno bollente iniziarono a nascere anche altri elementi. quando si arrivò al carbonio si ebbe il sentore che tutto stesse cambiando… il carbonio come una sorta di Eva degli elementi, li ha attratti un po’ tutti a sè e da lì nulla è stato più come prima.

è difficile immaginarlo, ma intorno a tutto sto esplodere ed aggregare non c’erano tappeti persiani nè tende d’organza. nemmeno dei cartoni delle uova alle pareti come nella sala prove di Jack Frusciante. c’era il vuoto più assoluto con tutte le conseguenze acustiche che ne derivano. l’esplosione produsse un notevole frastuono. e quel rumore iniziò a propagarsi ed arrivò ai margini più estremi di quel nuovo Universo (sì, decise di chiamarsi così, che suonava bene). con il passare dei millenni, questo rimbombo, è ovvio, si affielovì. eppure non sparì mai del tutto. lo scoprirono negli anni ’70, che ancora vagava tra i pianeti, come una musica di sottofondo. pensa che figata! te ne esci a spasso nello spazio con un radiotelescopio che cerchi da far chiacchierare due satelliti tra loro e ad un certo punto guardi il tuo collega e… “SSHHH!!! zitto un po’! lo senti?

è la Voce dell’Universo. esiste da miliardi di anni, come una ninna nanna primordiale che non ci lascia addormentare da soli. una frequenza su cui montare tutte le altre delle nostre piccole vite. è il respiro del mondo. i notri cuori sono concepiti come antenne, come piccole parabole protratte verso la Voce dell’Universo. quando siamo paffute bimbe inconsapevoli, vibrano all’unisono e quella Voce ci culla. Ne esiste un’eco, della Voce, anche dentro ognuna di noi. non possiamo permettere a nessuno, noi per prime, di abbasserle il volume e di scriverci altre stupide musiche. non ci appartengono. ci avvelenano.

lo credo sul serio. segui la tua musica anche se la senti solo tu. anche se non basta a farne una melodia e non vincerà nessun Grammy. e non permetterti di fingere di non sentirla, ti prego.

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